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Inkastri
Racconti d’inchiostro e fantasia #1
“vorrei un tatuaggio”

“Vorrei un tatuaggio”

Se è vero che dovremmo diventare ciò che siamo, in qualche modo i tatuaggi sulla nostra pelle sono una possibile narrazione di questo lungo viaggio. Rivelazioni, momenti, svago e ancora ricordi, passioni e ossessioni. Tutto di questo, o forse, nessuna delle precedenti. Questa non è però un’indagine sociologica sui perchè che si celano dietro ogni tatuaggio.

“Vorrei un tatuaggio”

“Certo, sei nel posto giusto, dimmi pure.”

“Vorrei venisse rappresentata la mia passione per la matematica”

“Pensavi a qualche numero in particolare?”

“No no niente numeri…”

“Avevi qualche idea specifica?”

“Sì, per me la matematica è tutto, e racchiude il tutto. Magari delle formule, gli astri, dei simboli che si intersecano tra loro.”

“Mi sembra particolare ed interessante”

“Sì, basta che non ci siano numeri.”

“Aggiudicato: matematica ma niente numeri.”

Questa è una discussione tipica tra le mura del nostro studio. Probabilmente non basterebbero volumi di filosofia e psicologia per capirli questi perchè, quindi, evitiamo di perdersi in universi sconfinati.
Il nostro compito non è quello di risolvere tali quesiti, ma dar loro forma e coniugarli in risposte.
E il fatto che siano impresse per sempre sulla pelle non le rende definitive e assolute, anzi, ne fa trasparire l’attimo, fuggente o sfuggente che sia, decidete voi.

L’aspetto più affascinante del trovarsi dietro le quinte è la scoperta dei riti. Gestualità, liturgie più o meno sacre, chiacchiere e caffè. Noa in vetro, Lorenzo quello del bar, Marco con zucchero, possibilmente di canna, e così via.
Mi piace pensare che anche da dettagli minuscoli si possa estrapolare qualcosa di ampio e armonioso.
Sono quasi le 15.00, dunque cingommi per tutti post pausa sigaretta; Socio apre il suo zaino nero, estrae l’ipad, richiude con cura la zip, e aggiusta il suo progetto delle 16.00; Sabrina aggiorna il calendario degli appuntamenti mentre parla al telefono col corriere.
C’è un ritmo estremamente affascinante in tutto ciò.

Intanto, in sala d’attesa c’è una giovane coppia, lei seduta composta, in abbigliamento sportivo, mi sembra tranquilla. Lui continua ad osservare le vetrine con i nostri piercing, su e giù, passo dopo passo. Le guarda come si guarda un menù a cena fuori, senza di fatto capire cosa si sta leggendo. Lei se ne accorge, sorride, gli sussurra qualcosa di rassicurante, suppongo, e gli fa spazio sulla poltrona.
Gli aggiusta appena i capelli, adesso è lui a sorridere, subito però si rialza e continua il su e giù, passo dopo passo.
Stesso tatuaggio per entrambi, un piccolo simbolo geometrico. Mi chiedo se tra cinquant’anni, sorrideranno ancora insieme. Lo spero.
Il tempo di perdersi in queste piccolezze, la porta si apre, il tintinnio del campanello ci avvisa tutti, entra un ragazzo con occhiali di sole e una camicia a fiori:

“Ciao, vorrei un tatuaggio”

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